Caso Cospito, scelta la linea della fermezza
Quasi in concomitanza con i 100 giorni del governo Meloni un altro anniversario ha acceso il dibattito pubblico italiano. Questa volta i 100 giorni sono quelli di sciopero della fame raggiunti da Cospito a fine gennaio. L’anarchico ha iniziato la sua protesta estrema lo scorso 20 ottobre, precedendo di poco la nascita dell’esecutivo di centrodestra. Obiettivo di Cospito l’abolizione del regime di 41 bis, per lui e per gli altri super detenuti (appartenenti, ad eccezione proprio dell’anarchico abruzzese, ai più alti livelli della criminalità organizzata). Il braccio di ferro successivo, come è noto, ha creato una forte polarizzazione, scatenando cellule anarchiche e movimenti antagonisti in tutto il Paese.
Gli attacchi al corpo diplomatico e alle rappresentanze all’estero
Oltre alle numerose manifestazioni indette in diverse città italiane, i sodali del detenuto non hanno esitato ad attaccare rappresentanze e appartenenti al corpo diplomatico. Negli scorsi mesi è stata data alle fiamme l’auto di Susanna Schlein, sorella dell’esponente PD e prima consigliera all’Ambasciata di Atene. Tale azione è stata poi replicata a Berlino nelle scorse settimane ai danni di un altro funzionario, nella stessa notte in cui veniva infranta la vetrata del Consolato Generale a Barcellona. Azioni poi rivendicate dalla galassia anarchica proprio in relazione alla detenzione di Alfredo Cospito.
Cospito in un vicolo cieco?
Alcuni giorni dopo la bagarre in Parlamento, mentre il governo confermava la linea della fermezza, l’avvocato di Cospito aveva fatto sapere che la battaglia del suo assistito non consistesse nell’abolizione del 41 bis per tutti, ma solamente per lui (contrariamente a quanto era emerso sin dall’inizio della vicenda). La fine del carcere duro tout court restava sì una battaglia politica di Cospito ma esulava dal braccio di ferro in atto con il governo, incentrato, appunto, sul proprio regime carcerario.
Appena pochi giorni prima Cospito si era detto contrario all’ipotesi di alimentazione forzata nel caso in cui fosse diventato incapace d’intendere e di volere. Segnali contrastanti, dunque, mentre il protagonista di questa vicenda sembra essere finito in un vicolo cieco. L’esecutivo continua a considerare irricevibile l’abolizione del 41 bis, financo per il solo anarchico. È quanto ha messo nero su bianco il ministro della Giustizia Carlo Nordio, respingendo ieri l’istanza di revoca. Qualora Cospito, infatti, avesse la possibilità di comunicare con l’esterno, come fatto in passato, potrebbe continuare nei suoi proseliti d’istigazione alla violenza.
La reazione di Cospito
“Grazie, me l’aspettavo” ha commentato il detenuto parlando con il proprio difensore, che ha reso pubblico il pensiero di Cospito nel corso di una conferenza stampa alla Camera. “Hanno deciso di tumularmi“: questa la sintesi secondo l’anarchico in sciopero della fame. L’esecutivo, tuttavia, reputa inaccettabile venire a patti con un mondo, quello anarco-insurrezionalista, che si è macchiato di atti terroristici ed eversivi, non potendo rappresentare dunque un interlocutore legittimo.
Pesano inoltre le evidenze sulla convergenza d’interessi tra Cospito e la criminalità organizzata, che da subito ha apprezzato la battaglia contro il carcere duro. Ad ogni modo la vicenda sta per arrivare al suo epilogo. S’innalzerà il livello di tensione, con qualche atto dimostrativo da parte dei sostenitori di Cospito? Il detenuto continuerà la sua protesta pur di fronte all’impossibilità di spuntarla, fino a diventare un martire della causa anarchica? Oppure si fermerà in tempo sull’orlo del precipizio, interrompendo lo sciopero della fame?
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