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Home arte&spettacolo

Venti anni dalla morte di Alberto Sordi

L’attore romano ci lasciava nel 2003, restando impresso nel cuore di tutti gli italiani. Diverse le vie dedicategli in tutta la penisola: solo nella capitale gli sono stati intitolati l’ex Galleria Colonna e un viale dentro Villa Borghese. Cosa resta di quell’Italia a venti anni dalla morte di Alberto Sordi.

Redazione by Redazione
Febbraio 24, 2023
in arte&spettacolo, Cinema, Serie & TV, Ultimissime
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Venti anni dalla morte di Alberto Sordi
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24 febbraio 2023: venti anni dalla morte di Alberto Sordi

Oggi, 24 febbraio, si celebrano i venti anni dalla morte di Alberto Sordi (1920-2003). Il popolare attore romano è diventato un’icona d’italianità, interpretando virtù e vizi del Belpaese e della sua capitale. Alberto Sordi ha fatto la storia della comicità, diventando un esempio per generazioni di attori e appassionando milioni d’italiani. La sua eredità artistica è ancora “contesa”: in molti provano a individuarne i possibili eredi, anche se il suo stile e carisma appaiono ancora oggi ineguagliabili.

“Un americano a Roma”. L’Italia che sognava l’America

“Gli americani non mangiano maccaroni, non bevono vino rosso. Bevono latte, per questo vincono gli apache. Maccarone, che mi guardi con quella faccia intrepida, mi sembri un verme, maccarone. Questa è roba da americani: yogurt, marmellata, mostarda… roba sana, sostanziosa”. Chi non conosce, probabilmente a memoria, una delle citazioni più iconiche della storia del cinema?


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“Un americano a Roma” ha fatto scuola, diventando una delle interpretazioni più celebri di Sordi. Ancora più noto il proseguo, con l’attore romano disgustato dal pane con yogurt, marmellata e mostarda, che finisce per “ripiegare” sul piatto nostrano. “Ammazza che zozzeria! Gli americani ahò! Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo, adesso maccarone, io me te magno”. Un film comico, certamente, ma che dice tanto sul mito americano e su come veniva recepito nella penisola del secondo dopoguerra (il film è del 1954).

I film che hanno fatto la storia

Un’Italia che guardava sé stessa, i propri valori e i propri limiti. L’Italia spensierata dei giovani che rubano mentre fa il bagno i vestiti dell’autoproclamato americano. Quell’ “americà facce Tarzan” ripetuto ironicamente dalle generazioni successive. Ma sono molti i film iconici in cui Alberto Sordi ha lasciato il segno. Da “La Grande Guerra” (1959), un capolavoro sull’identità degli italiani, al “Tutti a casa” (1960), incentrato sul dramma dell’8 settembre. Da “Polvere di Stelle” (1973) a “Un Tassinaro a New York” (1987), passando per il sempiterno “Il Marchese del Grillo” (1981), Sordi ha fatto ridere e riflettere sul carattere e sul trascorso storico degli italiani.

Nato a Trastevere. Una targa lo ricorda

“Qui di fronte al civico 7 di una casa che non c’è più il 15 giugno 1920 nasceva Alberto Sordi attore ed indimenticabile interprete della “storia di ogni italiano” parte ormai indelebile di ognuno di noi”: la targa venne apposta nel 2012 a via Cosimato, nel rione Trastevere. Il padre era insegnante di musica e membro della banda municipale. La madre era invece una maestra. Da giovane Alberto Sordi fece parte del coro della Cappella Sistina, dovendo però smettere quando sviluppò la voce baritona che tutti quanti abbiamo imparato ad amare. La provenienza musicale del padre, oltre alle proprie qualità artistiche, lo portarono ad eccellere proprio nel mondo dello spettacolo. Persino durante la Seconda guerra mondiale espresse le sue doti all’interno del reggimento “Torino”, nel quale fece anche parte della banda.

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Nel dopoguerra la consacrazione, che lo avrebbe portato nei decenni successivi a diventare un’icona del cinema italiano, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. L’Alberto nazionale si spense appunto il 24 febbraio del 2003, a 82 anni, nella sua casa per un tumore ai polmoni. I funerali solenni si svolsero nella Basilica di San Giovanni e videro la partecipazione di oltre 250 000 persone. Il passare degli anni non ha spento l’affetto del pubblico. In un clima così teso, afflitto dalla pandemia prima e dal conflitto in Europa orientale poi, una figura come Sordi avrebbe rappresentato sia un’evasione dai pensieri più cupi che uno stimolo a riflettere sul nostro carattere e sul nostro posto nel mondo. A 20 anni di distanza, ancora ciao Alberto!

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