Il mese di gennaio è stato al centro delle politiche sostenibili e innovative dell’Alaska in tema di promozione della pesca di qualità. Alaska Seafood Marketing Institute, l’ente governativo americano che si occupa della promozione, della diffusione, della sensibilizzazione e dell’informazione su tutte le attività relative alla pesca dell’Alaska, ha istituito il mese di gennaio quale mese celebrativo, in tutto il mondo, del pescato locale. Protagonisti della quarta edizione dell’Alaska Seafood Month sono tutti i pesci selvaggi delle acque incontaminate e protette dell’Alaska, come le cinque specie di salmone, il carbonaro, i merluzzi e i prodotti ittici come il granchio reale.
Sostenibilità e produzione ittica
Nella Costituzione dello Stato dell’Alaska si dichiara infatti che “i pesci e tutta la fauna ittica dovranno essere utilizzati, tutelati e conservati secondo i principi dell’eco-sostenibilità”. Su questa base vengono promulgate importanti leggi che tutelano con estrema attenzione l’ecosistema, definendo i limiti del pescato annuale così da garantire la riproduzione delle varie specie, tutelare l’ecosistema marino e terrestre e vietare le pratiche ittiche invasive, non conformi alla sostenibilità della produzione ittica.
A supporto dell’Alaska Seafood Month si è svolta un’importante campagna pubblicitaria che si protrarrà fino alla primavera inoltrata. Sono previsti nei prossimi mesi anche contributi video di famosi influencer, che illustreranno queste specialità del mare sia dal punto di vista della loro naturalità, della loro versatilità in cucina, sia da quello della salute e della sostenibilità ambientale. Durante l’Alaska Seafood Month sono stati pubblicati sulla stampa e sui social, ricette, consigli di benessere e tante notizie sulla salute dei mari e dei suoi abitanti.
L’Alaska vieta gli allevamenti di pesce
La corretta gestione della fauna ittica e del patrimonio liquido dell’Alaska consente alla comunità locale di sviluppare importanti opportunità imprenditoriali e progetti territoriali ittici ricorrendo alla pesca naturale, garantita e certificata. I salmoni, e tutti gli altri pesci dell’Alaska, sono selvaggi, cioè nascono, vivono e crescono in acque pulitissime e si nutrono esclusivamente di ciò che offre il loro habitat senza alcun intervento umano e non corrono nessun rischio di estinzione. La pesca è rigidamente controllata in ogni sua fase: dalle zone, alle licenze (è consentita solo a chi ha ricevuto una licenza da un altro pescatore, che la cede, in quanto non vengono rilasciate nuove licenze), alle modalità di pesca, fino alle reti galleggianti e realizzate con maglie a più filamenti per essere più visibili e costantemente controllate. La quantità del pescato stagionale garantisce le riproduzioni future e la tutela della specie.
Il salmone contribuisce alle finanze dello Stato
Il salmone selvaggio è un patrimonio da tutelare e valorizzare per l’Alaska. Il consumo di salmone, secondo le regole indicato dallo Stato americano, aiuta a sostenere le entrate economiche dello Stato e a finanziare nuove e innovative campagne di sostenibilità ambientale e tutela delle acque oceaniche. Il contesto geografico è molto importante per il salmone dell’Alaska che si nutre esclusivamente di ciò che offre il suo territorio di caccia.
L’Alaska è una delle ultime roccaforti del salmone selvaggio e le sue acque ospitano le popolazioni di salmone selvaggio più grandi e più sane del pianeta. La denominazione salmone selvaggio raggruppa cinque specie che nascono nei fiumi cristallini dell’Alaska per poi trascorrere la vita adulta nell’Oceano. I salmoni di questo Paese sono anadromi: nascono e vivono la prima parte della loro vita in acqua dolce, prima di trasferirsi in acqua salata per crescere e maturare. Al termine della vita, tornano al fiume dove sono nati, per deporre le uova e poi morire.